I rituali del corteggiamento e del sesso propri di numerose culture aprono una sfera dell’antropologia che ancora viene considerata tabù. L’immagine delle donne Nuba, in Sudan, con le loro danze erotiche pare il punto di partenza più significativo per la descrizione di questo fenomeno. Durante il rituale, la donna nuba sceglie il giovane che più le piace mettendogli una gamba sulla spalla, in modo tale che l’inguine sia proprio di fronte al viso del ragazzo, L’antropologa Gatto Trocchi, docente di Antropologia culturale descrive il fenomeno asserendo che: “.. è così nella gran parte delle culture del mondo. Le ragazze lanciano messaggi di disponibilità e i giovani maschi le raccolgono. Le differenze principali fra le usanze tribali e quelle di noi “occidentali” sta nel contesto: per conoscersi, incontrarsi, sedursi i giovani di molti popoli hanno a disposizione soprattutto riti e danze tradizionali. Del resto le danze sacre sono un inno all’attrazione fisica, per questo sono spesso decisamente allusive.. E per sedurre, le ragazze di tutto il mondo usano lo stesso metodo: mettere in evidenza i cosidetti segnali sessuali. Come? Attraverso l’abbigliamento. Non è infatti pretesto di originalità pensare come le donne, nelle più svariate culture da occidente a oriente abbiano fatto uso del proprio corpo per sedurre gli uomini. Si pensi all’immagine delle donne Giapponesi, Cinesi o Thailandesi, che scoprono la nuca raccogliendo i capelli in modo da scoprire la grazia del collo. Si pensi alle geische giapponesi, il loro kimono è fatto in modo tale da lasciare scoperto il collo e la schiena nuda ogni qualvolta si abbassino. Oppure si può pensare alle brasiliane o argentine con i loro tanga, alle occidentali che esibiscono profonde scollature o ancora alle indiane che truccano in modo evidente gli occhi dato che considerano lo sguardo come la parte più seducente del corpo umano.
Anche fra i cosidetti popoli tribali non mancano segnali espliciti: le ragazze Himba (popolazione della Namibia) danzando, arrivano di fronte agli uomini e fanno una giravolta tanto veloce che il loro gonnellino si solleva lasciando intravedere il sedere nudo agli spettatori.
Gli Yanomami dell’Amazzonia invece, sono attratti dal sorriso delle ragazze ma non disdegnano ilo seno delle donne, seppur abituati a vederlo costantemente dato che la popolazione vive in seminudità. L’antropologa Gatto Trocchi riporta un divertente aneddotto durante uno dei suoi viaggi nell’Africa Centrale, su un guerriero masai che riferisce: “… le donne durante i riti stanno dietro agli uomini perché se avvenisse il contrario, noi guarderemo i loro sederi e questo ci distrarrebbe.
L’antropologo William Jankowiak, dell’Università del Nevada, sostiene che il corteggiamento è presente nella stragrande maggioranza delle società umane. Prendendo in esame ben 166 culture tribali, trovò in 147 di esse usanze che possono essere definite “romantiche” benché la maggior parte delle unioni di questi popoli venga combinata dalle famiglie. Il matrimonio di due individui riguarda l’intera comunità: ecco perché nelle società tribali esistono regole ferree riguardo chi si può corteggiare e chi no. Le unioni sono usate per stringere alleanze fra i clan. Durante la fase di corteggiamento sono diffusissime, ad esemio in Nuova Guinea, serenate eseguite da cantori professionisti, così come regali o talismani d’amore. Nel Laos si compongono poesie , mentre nel mondo islamico l’usanza (maschile) ancora viva era quella di ferirsi un braccio di fronte alla ragazza come dimostrazione che per lei si è disposti a soffrire. Secondo le osservazioni dell’antropologo Eibl Eibesfeldt in tutte le culture gli innamorati cercano di dare all’innamorato un’immagine positiva di se stessi. Nelle popolazioni bellicose i giovani ad esempio i giovani dimostrano il loro coraggio, mentre in quelle pacifiche danno prova di saggezza e abilità nella caccia..
Questo breve post è tratto da un articolo di qualche anno fa apparso sulla rivista Focus n.120. Da quegli studi ad oggi sono passati ormai dieci anni. E’ di pochi giorni fa la notizia, passata in secondo piano, dello sterminio della popolazione dei Nuba oltre che delle guerre che sconvolgono ogni giorno molte di queste popolazioni. Credo fermamente che non ci sia altro da dire.
Maria Lucia Mette
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