Derry,Irlanda (del Nord), 1 novembre 2011.
Cominciò il 28 ottobre. Immaginatevi di essere atterrato col vostro zaino in un posto tutt'altro che familiare, solo. Immaginatevi di avere limiti con la lingua e capire il 10% di quello che vi dicono. Immaginatevi di vagare per le strade della città murata, Derry, senza ben sapere cosa fare, cosa cercare, ma volerlo trovare, poiché il tempo è prezioso. Allora ci si lascia trasportare dal flusso di eventi, dalla quotidianità di una cittadina del nord e piano piano anche i suoni diventano parole, le strade conosciute, le facce viste. I negozi specializzati che vendono solo maschere, costumi, accessori per Halloween; i supermercati con le vetrine che espongono zucche, streghe e pipistrelli; i pub con le insegne arancioni e nere e gli scheletri che ammiccano. Come recita il ritornello di una canzone dance di dubbio gusto, che ho ascoltatao qua: "this is Halloween", questo è Halloween.
Il commercio, il consumo; anche qui non è diverso. Ad un primo sguardo, Halloween a Derry è solo questo. Ma parlando coi ragazzi, nei pub, scopro qualcosa di più. Lo dicono anche loro che è un fenomeno molto consumista e commerciale; ma questo è il contorno di quello che è veramente importante: la festa, la sfilata, la parata, il mascherarsi, l'ubriacarsi, senza controllo, in maniera accettata.
Allora aspetto la parata per capire e, nel frattempo intervisto chiaccherando la gente, molto disponibile. "Trick or treat?" No, noi dicevamo "anything for halloween"; "trick or treat" non e' irlandese, ma americana", mi dicono due anziani che guardano con faccia disgustata un concerto pop, uno dei tanti per il "carnival" di halloween organizzato dal Derry City Counsil. "Hai già ascoltato musica irlandese nei pub? Vai vai, altro che questa roba", mi dice uno dei due.
La gente continua a comprare, e si cominciano a vedere i primi superman e zombies che gironzolano per le strade o si riparano dalla pioggia nei pub.
Una signora mi dice: "quando ero piccola chiedevamo "any nuts for halloween" (qualche noce per halloween), o "anything for halloween" (qualcosa per halloween). Ci mascheravamo, ma più spesso ci pitturavamo la faccia, e andavamo in giro per le case. Ci davano noci, mele, quando eravamo fortunati un penny e qualche dolce. Ma tu aspetta la sfilata e la notte", mi dice.
Quando parlo coi ragazzi la parola che piu' ricorre per descrivere la parata è: "crazy", qualcosa di folle.
Patrick O'Donnel, 70 anni, di Derry mi scrive sul taccuino la canzone che cantava da bambino quando andava a fare halloween con gli amici:
E poi, dopo tre giorni di manifestazioni per turisti o "indigeni" (lettura di fiabe di terrore, anche in gaelico, tours guidati per la città di notte, eventi sportivi, ad esempio), la sfilata.
Non avevo idea materiale di cosa potesse essere. Pensavo ad una invasione di fantasmi, vampiri e morti-viventi; certo, c'erano anche loro. Ma c'erano soprattutto Gheddafi e Bin Laden, infermiere sexy e Babbo Natale, Stalin e un cavallo vestito da imprenditore, soldati e Batman. E "carri", congegni costruiti e mossi dai partecipanti stessi, assurdi, ingegniosi. Un ragno gigante che camminava, un motociclista stile Easy Rider, zucche giganti, per citarne alcuni. Poi i fuochi d'artificio sul fiume Foyle. L'atmosfera era inebriante, ma una ragazza mi ha detto che quest'anno la manifestazione era sottotono per via dei problemi economici dell'Irlanda.
Finiscono i fuochi e l'enorme marea si dirige compatta verso i pub o il palco dove suona una "famosa" band irlandese. Migliaia e migliaia di maschere si rintanano nei pub. La mia maschera favorita era un bagnante: un ragazzo che, con 6 gradi circa, indossava solo il costume da bagno. Nei pub musica irlandese e pinte di birra, è il carnevale di Halloween.
Credo che sia mille miglia distante dalla considerazione che noi abbiamo di questa festa, qua in Irlanda.
Qualche giorno prima, un uomo sui 40 anni a cui ho chiesto indicazioni, mi disse: "quando ero piccolo io non si faceva questo festival. Andavamo solo in giro, la notte, mascherati a chiedere "Anything for Halloween", e a casa facevamo i giochi tradizionali, come prendere con la bocca una mela che galleggia in una tinozza, e mia madre faceva sempre la torta di mele. Io non sono contro il cambiamento, ma voglio che anche le nostre feste e tradizioni non vengano perse. Io voglio che le mie figlie vadano a chiedere "qualcosa per halloween", è la nostra tradizione".
In Irlanda o in Sardegna, è sempre Halloween che muta. O che è mutata.
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