giovedì 16 giugno 2011

"CULTURE A RISCHIO DI ESTINZIONE"



Per caso mi sono trovato a leggere un vecchio articolo della rivista “Newton”.
Ritenendolo un buon pezzo ho deciso di riportarne alcuni passi. Vi sono appuntati dei dati che mentre si leggono, occorre che si riportino al 2006, anno di uscita della pubblicazione.
L'articolo “Culture a rischio di estinzione”, che porta la firma di Marco Saporiti, vuole lanciare un allarme: al mondo ci sono molti piccoli popoli che “rivendicano la propria storia e le proprie tradizioni “. La preoccupazione nasce dal fatto che queste culture rischino di essere “omologate con chi vive attorno a loro in gigantesche megalopoli”.
Il pezzo si sviluppa sotto un virgolettato in grassetto posto in primo piano “NOI SIAMO LA NOSTRA TERRA” e accompagnato da alcune foto a colori dove sono ritratti degli autoctoni in abiti tradizionali si apre da subito al punto principale: l'autoctono e la grande città sempre più in espansione di genti e di case, mangiatrice di identità.
Subito un primo dato: il numero complessivo degli autoctoni nel mondo ammonta a 370 milioni di persone distribuite in 70 paesi.
Per salvaguardare le culture a rischio l'ONU ha inserito la loro protezione tra le priorità del millennio “nel tentativo di garantire loro i diritti sulle proprie terre e cercare di impedire che vengano trattati come cittadini di serie B”. Per sensibilizzare l'opinione pubblica verso un tema così delicato, a Pau, in Francia, è stato organizzato il primo forum internazionale dei popoli autoctoni dove si sono incontrati (e confrontati) i rappresentanti di circa trenta tribù provenienti dai diversi continenti.
Quanto conosciamo di queste popolazioni a rischio? Quanto sappiamo, ad esempio, dei Papua? Siamo a conoscenza che nel 1963 questa tribù è stata vittima di un genocidio ad opera dell' Indonesia che così ha potuto annettere Nuova Guinea occidentale facendone una “provincia”?; sappiamo delle grida di soccorso che gli Haida lanciano nel silenzio, dalle Isole della Regina Carlotta, mentre “impotenti assistono allo scioglimento della calotta glaciale”?.
L'articolo continua denunciando il silenzio verso queste e altre realtà riscontrato anche in un potente mezzo di comunicazione come internet.
Preferisco ora riportare alcuni dati presi dalle didascalie delle foto pubblicate:

Gli Inuit del Nord-Est del Canada sono dei nomadi pescatori di salmoni e cacciatori di caribù, oggi sono circa 15.000;
I Tibetani al mondo sono circa 6 milioni, 250.000 dei quali in esilio;
I Blackfoot sono una tribù di 1600 persone che risiede nelle grandi pianure dell'Alberta;
Gli Otomi del Messico contano oggi 5 milioni di unità, discendono dagli Atlantidi e chiedono una università indigena dove poter insegnare le loro antiche tradizioni;
I Tuareg oggi constano di 2 milioni di nomadi sparsi tra l'Algeria, la Libia, il Niger, il Mali e il Burkina Faso;
I Chukchi sono 15.000, vivono cacciando balene nello stretto di Bering e chiedono all'Onu un aiuto per la difesa dei propri diritti e dei loro luoghi sacri;
I Rapa Nui dell' Isola di Pasqua oggi sono 2000 e chiedono l'applicazione di un trattato del 1888 stipulato con il Cile che designava i confini del loro territorio;
I Papua della Nuova Guinea sono 1,2 milioni divisi in 250 tribù, ognuna con la propria lingua e le proprie leggi.

                                                                                                                                                   
L'articolo a cui ho fatto riferimento si trova nel nel periodico Newton n.12 del dicembre 2006.

                                                                                                                              Mauro Pirisinu

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