lunedì 30 gennaio 2012

Calcio con passamontagna

Il calcio è lo sport più popolare nei territori zapatisti [1]. Lì tanto gli uomini come le donne giocano dando calci ad un pallone nonostante non abbiano nessun campo. Non hanno scarpe da calcio e qualcuno nemmeno le calze adeguate. Però tutti, dal portiere fino all'ala sinistra, indossano sul volto il passamontagna [2] di sempre. Sullo sfondo nero delle loro maglie, le grandi lettere rosse nel petto indicano che l'undici non è altro che la selezione dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) [3]. L'emblema è la stella rossa [4] e salutano il pubblico sugli spalti portandosi la mano sinistra a un estremo della fronte.

L'esercito ribelle, sia dentro che fuori del campo, consegna le armi. Nel marzo del 1999, gli zapatisti realizzarono la "marcia del colore della terra" [5] e la "consulta nazionale per i diritti indigeni". E tra tante attività si concretizzò la prima partita di calcio. Da una parte, i ribelli; dall'altra, ex giocatori allenati dal selezionatore messicano Javier Aguirre [6]. La partita terminò con un combattivo 5-3 a favore degli ex professionisti, ma il motto zapatista era chiaro: l'unica sconfitta è non continuare a lottare. Javier Aguirre in merito a questa partita commentò: "Gli zapatisti vennero al campo senza scarpette, con scarponi militari, per cui dovemmo prestarglieli noi. Non si vollero togliere il passamontagna per giocare".

6, 7 anni fa il subcomandante Marcos [7] (Comandante dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale EZLN) invitò l'Internazionale ad una partita amichevole con la selezione zapatista: "Le scrivo per invitarla (a Massimo Moratti) formalmente ad una partita tra la sua squadra e la selezione dell'EZLN nel luogo, data e ora che definiremo. Visto il grande affetto che nutriamo per voi, siamo disposti a non sconfiggervi con una goleada e darvi un dispiacere, ma a battervi con un solo gol in modo che i suoi nobili tifosi non vi abbandonino", ironizzò il ribelle. Lo stesso Javier Aguirre collaborò all'organizzazione della partita, e Marcos propose che facesse il guardalinee, insieme a Jorge Valdano [8]; l'arbitro sarebbe stato Diego Maradona mentre la telecronaca sarebbe stata a carico di Eduardo Galeano e Mario Benedetti [9]. Alla fine la partita non fu mai giocata.

L'amicizia con i sopraccitati è reale visto che la delegazione Interista ha dato appoggio con denaro, medicine e magliette. Javier Zanetti, il capitano neroazzurro, disse: "Crediamo in un mondo migliore, in un mondo non globalizzato, ma arricchito dalle culture e dai costumi di ogni popolo. È per questo che vogliamo appoggiarvi in questa lotta per mantenere le vostre radici e combattere per i vostri ideali". Il Pupi Zanetti confessò, insieme ai suoi compagni, di essere convinto di condividere gli stessi principi e ideali "che riflette lo spirito zapatista".


Dalla sua sollevazione armata il 1 gennaio del 1994, il movimento nascosto tra selve e montagne del sud est messicano non combatte solo due governi. Lo zapatismo inoltre raccoglie appoggi in tutto il pianeta. E l'interesse per quello che succedeva in Chiapas commosse in maniera decisa direttivo e giocatori dell'Inter di Milano quando nell'aprile del 2004 un gruppo di paramilitari attaccò e ferì diverse famiglie - base di appoggio zapatista - e danneggiò il sistema di trasporto dell'acqua agli indigeni a Zinacantán [10].

Grazie a un dirigente, Bruno Bartolozzi, il grave incidente arrivò all'orecchio del capitano interista Javier Zanetti, fondatore e mecenate della Fondazione Pupi, entità che dedica sforzi e denaro a curare pibes [11] in estrema povertà in Argentina. Insieme a sua moglie, Paula, il transandino [12] è anche un fervente indigenista [13]."Con la Fondazione Pupi appoggiamo la lotta del popolo mapuche [14] della Patagonia, a cui stanno togliendo le terre", racconta da Milano la signora Zanetti. In ogni caso, con il Chiapas la questione fu diversa. "Visto che Javier è il capitano dell'Inter, appena Bartolozzi parlò con lui, i giocatori destinarono duemilacinquecento euro per riparare l'acquedotto danneggiato nell'attacco", afferma Paula. Tempo dopo inoltre donarono una grande quantità di denaro per riparare un'ambulanza e aiutare un ospedale con infrastrutture e medicine.

La risposta zapatista agli sportivi arrivò nel maggio del 2004. "Ci rallegra, sappiamo di non essere soli nella nostra lotta. Siamo felici perché in tutto il mondo ci sono fratelli e sorelle come voi che hanno coscienza e che vogliono costruire un mondo di giustizia e dignità", scrissero dalla selva Lacandona [15]. L'autonomia zapatista, strutturata in cinque Giunte di Buon Governo, fino ad oggi non riceve aiuto alcuno dallo Stato messicano. Per questo, l'enorme rete d'appoggio mondiale ha un ruolo rilevante. L'Inter è uno in più.


Palla nella selva

In Chiapas ci sono 39 comunità indigene zapatiste o Municipi Autonomi stabiliti in cinque regioni, chiamati Caracoles. Sono ribelli e, a volte, organizzate, attributi di grandi squadre e calciatori. Il giorno in cui in Chiapas si dedicheranno, anche, a giocare a calcio non ci sarà squadra che potrà sconfiggerli. Per ora questo tuttavia manca, ma è dovuto ad altre mancanze. Si racconta in uno dei Caracoles: "Successe che un giocatore italiano che morì lasciò la sua eredità perché si costruisse un campo di calcio in un villaggio zapatista. Questo campo poteva essere utilizzato solo dalla gente di Guadalupe Tepeyac [16], per questo parlammo con tutto il villaggio e gli spiegammo che c'erano altre necessità più urgenti per il beneficio di tutti gli abitanti, per esempio uno spazio dove potessero lavorare le compagne che si dedicavano alla medicina tradizionale. La popolazione comprese e disse che andava bene, che era giusto destinare il denaro alla salute di tutti; il secondo passo fu quello di parlare con i donatori e questi all'inizio non volevano che si usasse il denaro per altre cose, ma alla fine accettarono". Fino ad oggi, nel mondo non ci sono campi zapatisti. Il calcio dovrà aspettare che l'erba renda il campo più degno, più uguale e più libero. La volta che si giocherà lì, il trionfo sarà assicurato.


Pubblicato originariamente in spagnolo da Hinchas Antifascistas, su:
Traduzione e note a cura di Domenico Branca

Note

[1] Per "territori zapatisti" si intendono sostanzialmente i territori dello stato messicano del Chiapas (73887 km², 4255709 ab.), che confina a sud col Guatemala e ad est col Belize, si affaccia ad ovest sull'Oceano Pacifico; confina con gli stati messicani di Oaxaca, a nord ovest, e Tabasco, a nord. La capitale e città più grande è Tuxtla Gutiérrez, circa 500000 abitanti. Cfr il sito istituzionale dello Stato all'Url http://www.chiapas.gob.mx/ (consultato il 30/01/12).

[2] Il passamontagna è uno dei simboli dell'EZLN. I combattenti lo indossano insieme ad un fazzoletto legato intorno al collo.

[3] Ejército Zapatista de Liberación Nacional, EZLN. È un movimento armato d'ispirazione marxista e indigenista (cfr nota 13) del Chiapas. Zapatista è un termine che si riferisce al guerrigliero messicano Emiliano Zapata Salazar (San Miguel Anenecuilco, Morelos, 8 agosto 1879 – Chinameca, Morelos, 10 aprile 1919), fra i capi della rivoluzione messicana degli anni '10 del Novecento. L'Ejército è formato soprattutto da discendenti di popolazioni autoctone maya, persegue una politica vòlta all'affermazione dei diritti degli indigeni, alla dignità e alla costruzione di una società basata su libertà, giustizia e democrazia. È un movimento fortemente anti-liberista (la bibliografia sull'argomento è sterminata: cfr, su tutti, Hernández Millán, A., EZLN. Revolución para la revolución (1994-2005), Editorial Popular, 2007).

[4] La bandiera dell'EZLN consiste in una stella rossa posta al centro del drappo su sfondo nero.

[5] La Marcha del color de la tierra (marcia del colore della terra), così denominata la marcia di oltre 250000 persone che, partita dal Chiapas attraversò pacificamente a piedi tutto il Messico, per arrivare alla capitale e dire Aquí estamos, qui stiamo, col significato di affermare la presenza degli indigeni nella vita politica del Messico (cfr Minà, G., 2001, Marcos: aquí estamos (un reportage in due puntate sulla marcia degli indigeni Maya dal Chiapas a Città del Messico con una intervista esclusiva al Subcomandante realizzata insieme allo scrittore Manuel Vazquez Montalban).

[6] Javier Aguirre, (Città del Messico, 1 dicembre 1958), ex calciatore e allenatore messicano.

[7] Subcomandante Marcos o Subcomandante Insurgente Marcos è uno dei capi dell'EZNL. Il termine "Subcomandante" si riferisce al fatto che i comandanti sono i rappresentanti eletti dal popolo chiapaneco. Figura carismatica, non indigeno, non ha mai mostrato il suo volto, sempre coperto – come tutti i comandanti dell'EZLN – da un passamontagna. Il 9 febbraio 1995 i servizi segreti messicani si sono detti sicuri che Marcos sia in realtà l'ex ricercatore universitario Rafael Sebastián Guillén Vicente (Tampico, Messico, 19 giugno 1957). Interessante su questo argomento un video fatto circolare dagli zapatisti su internet: http://www.youtube.com/watch?v=thAiSkX4qwo (Url consultato il 30/01/12). Su Marcos, cfr fra gli altri, Ramonet, I., 2001, Marcos. La dignità ribelle, Asterios; di Marcos, cfr fra gli altri, 1995, Io, Marcos. Il nuovo Zapata racconta, Feltrinelli, e 2006, Libertad y dignitad. Scritti sulla rivoluzione zapatista e impero, Datanews.

[8] Jorge Alberto Valdano Castellano (Las Parejas, Santa Fe, 4 ottobre 1955), dirigente sportivo, allenatore ed ex giocatore di calcio argentino.

[9] Eduardo Germán María Hughes Galeano (Montevideo, 3 settembre 1940), giornalista scrittore e saggista uruguaiano; tra le sue opere principali cfr 1971, Las vienas abiertas de América Latina, Siglo XXI e 1995, El fútbol a sol y sombra, Siglo XXI. Mario Orlando Hardy Hamlet Brenno Benedetti Farrugia (Paso de los Toros, Uruguay, 14 settembre1920 – Montevideo, 17 maggio 2009), scrittore e poeta uruguaiano; tra le opere cfr 2000, Primavera con una esquina rota, Sudamericana e 1979, Pedro y el Capitán, Santillana.

[10] Città di circa 30000 abitanti, ubicato tra le montagne della Sierra Madre, in Chiapas.

[11] "Bambini".

[12] Si riferisce alla sua origine argentina, transandina (Ande) rispetto al Messico e al Chiapas.

[13] L'indigenismo è un movimento letterario, antropologico, cinematografico, artistico e musicale nato inizialmente in Perù e sviluppatosi poi in tutta l'America Latina, incentrato sulla figura dell'indio come individuo sociale e culturale in situazione di subalternità e degrado. Per quanto riguarda la letteratura, cfr su tutti Arguedas, 1996, I fiumi profondi, Fabbri Editore; per quanto riguarda l'antropologia, cfr tra gli altri, Aguirre Beltrán, G., 1967, Regiones de Refugio, Instituto Indigenista Interamericano, México, Bonfil, G., 1970, "Del indigenismo de la revolución a la antropología crítica", en De eso que llaman antropología mexicana: 39-65, México, Nuevo Tiempo, Favre, H., 1998, El indigenismo, Fondo de Cultura Economica USA; per quanto riguarda il cinema, cfr fra gli altri, Sanjinés, J., 1966, Ukamau; per quanto riguarda la musica, cfr fra gli altri, Alomía Robles, D., 1913, El cóndor pasa; per quanto riguarda la pittura, cfr fra gli altri l'opera della pittrice Julia Manuela Codesido y Estenós (Lima, 1892-1979).

[14] I mapuche sono una popolazione autoctona sudamericana stanziata nel Cile meridionale e nell'Argentina del sud ovest; cfr, fra gli altri, Bengoa, J., 1999, [1985], Historia del pueblo mapuche: siglo XIX y XX, Santiago de Chile, LOM Ediciones.

[15] La Selva Lacandona è una zona dello stato messicano del Chiapas, quartier generale dell'EZLN.

[16] Villaggio di circa 800 abitanti situato nel Municipio di Pantelhó, stato del Chiapas.


1 commento:

  1. Bell'articolo!
    Anche se è passato un pò di tempo dalla pubblicazione vorrei fare una precisazione: quel campo da calcio mai costruito e poi diventato la "casa de herbolaria", fortemente voluta dalla comunità in realtà era il progetto El Estadio del Bae.
    Il Bae era il leader della curva del Veneziamestre Calcio, morto prematuramente prima della marcia del color de la tierra del 2001 a cui avrebbe dovuto partecipare. in suo onore gli ultras della laguna e di molte altre squadre italiane ed europee hanno dato vita a questo progetto che all'inizio voleva essere si un campo da calcio da costruire a guadalupe tepeyac ma anche un agorà pubblico con servizi utili per la comunità. con la riorganizzazione da aguascalientes a caracol e in accordo con gli organizzatori del progetto si è deciso di destinare i fondi per la casa de herbolaria, e altre necessità che la comunità ritenne necessarie.
    scusa se mi sono dilungato, ho cercato di essere il più sintetico possibile...
    è bello vedere però come i fatti reali diventino mano a mano delle leggende...

    Que viva Ezln! Que viva el futbol rebelde!

    Christian di Venezia

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