giovedì 24 ottobre 2013

Poniamo che abbiate una bambina.


Da giorni, troppi giorni, sentiamo e leggiamo ovunque di bambini "rubati" dai rom. Come se i bambini poi si rubassero come fossero cose, e non si rapissero come si fa con le persone. Tornando alla faccenda ci sono tre casi che hanno colpito maggiormente l'opinione pubblica .


1) Una bambina bionda viene fotografata in un bus a Firenze, insieme a due donne rom. Della bambina si riconosce il viso e lo stesso vale per una delle due donne. Quella bambina è troppo bionda per essere una "zingara"! La foto viene pubblicata su facebook e subito partono segnalazioni alle forze dell'ordine, alla stampa e fa il giro del web in pochissime ore. Tanto basta perché qualcuno che conosceva le due donne si sia accorto della foto e della gravità di un gesto. Un gesto che ha mandato in tilt parecchie famiglie alle quali son scomparse le proprie figlie e che ha mandato in tilt quelle donne ignare di essere finite sulla bocca di tanti, troppi, perché accusate di aver rapito una bambina. Perché a quanto pare, secondo chissà quale regola genetica, una bimba rom non può avere i capelli biondi e gli occhi azzurri. Arriva il lieto fine, la bambina è veramente rom e la foto viene tolta da facebook e la smentita arriva da parecchie parti. I giustizieri del web avranno chiesto scusa alla sua famiglia?

2) Le forze dell'ordine trovano, in un campo rom in Grecia, una bambina bionda che vive con due rom parecchio scuri di carnagione. Se da una parte c'è da ammettere che forse è un po' difficile trovare bimbi così diversi dai genitori, dall'altra c'è comunque da ammettere che la stampa non ha avuto nessuna remora a creare allarmismi prima di attendere lo svolgimento dei fatti. Passano i giorni, i presunti genitori/rapitori pare si smentiscano più volte spiegando i fatti. Le indagini continuano, la foto della bimba fa il giro del mondo ma nessuno la riconosce. Come finisce? Che la bambina era stata affidata dalla madre naturale, bulgara, a quella famiglia rom. 


3) Siamo in Irlanda. Una bambina di 7 anni viene portata via dalla polizia da un campo rom. Anche qui per le stesse motivazioni: troppo bionda per essere una rom. Ai genitori è stato imposto l'esame del DNA ed è stata restituita loro la bambina. 

La riflessione che viene fuori è sostanzialmente questa, che riassume un articolo scritto sul blog http://allegroefurioso.wordpress.com/:


Poniamo che abbiate una bambina. Poniamo che ve la tolgano perché è troppo bionda per essere vostra figlia. Poniamo che non sia stata registrata per paura che poi la madre venga sterilizzata, come troppe volte succede in molti, troppi paesi, allo stesso modo in cui succedeva durante il nazismo. Poniamo pure che la vostra sia una famiglia che fa parte del gruppo etnico più stigmatizzato di questo mondo. Poniamo pure che non possiate nemmeno chiedere un risarcimento danni. Non lo avete ottenuto per lo sterminio nazista, mica potete pretenderlo ora. D'altronde siete pur sempre "zingari". E si sa come siete voi. Poniamo tutto questo. E immaginatevi, almeno un po', di vedervi un po' rom, un po' sinti, un po' zingari, insomma.
Poniamo pure che andiamo a vedere le ricerche sui presunti rapimenti di bambini da parte di rom. E poniamo pure che andiamo a vedere cosa dicono i dati delle forze dell'ordine

La paura del diverso credo abbia sempre fatto parte del modo di vedere il mondo da parte degli esseri umani. E la paura è pure l'arma più usata durante le campagne elettoraliIl diverso come icona del male, come direbbero Marco Aime ed Emanuele Severino, rappresenta una difesa del proprio io, del proprio spazio:

"Addossare le colpe a qualcuno che è esterno rende i “noi” automaticamente buoni e i “loro”, per usare una dicotomia oggi in voga, automaticamente cattivi, maligni e minacciosi. Da un lato, ciò può avere anche la funzione di creare una coesione all’interno della società, dall’altro genera una produzione continua di alterità. Viene alla mente la poesia di Konstantinos Kavafis “Aspettando i barbari” (1908), che definisce i barbari come una necessità: quando poi non arrivano non si sa più come fare. E adesso, senza barbari, che cosa sarà di noi? “Erano una soluzione, quella gente”, scrive Kavafis. Serviva l’altro" (pp. 9-10).

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