domenica 24 aprile 2011

Cultura e finanziamenti...è proprio necessario l'intervento dei privati?

Prendendo spunto da questa riflessione della quale condivido anche la virgole (leggetevi anche questo blog "Il pensiero selvaggio", ricambio i complimenti con piacere!) ne approfitto per dire la mia sui finanziamenti privati ai Beni Culturali. Non sopporto leggere la parola sponsor a fianco della parola mostra o museo o sito archeologico. Rabbrividisco all'idea che una grossa scritta di una nota marca di scarpe sovrasti il Colosseo. E rabbrividisco al solo pensiero di dover fare compromessi con le imprese per farmi aprire o gestire un museo. Da laureata in Beni Culturali e specializzanda in Antropologia Culturale sostengo fortemente l'indipendenza della Cultura dalle logiche di mercato. Non è questione di snobismo ma di lesione della natura stessa della cultura. Vivendo in Sardegna, cerco di seguire il più possibile manifestazioni folcloriche, sagre, mostre, festival e noto troppo spesso le conseguenze dei finanziamenti a certe manifestazioni piuttosto che ad altre. Si arriva alla mercificazione, all'invenzione della tradizione per motivi turistici e al prendere in giro la nostra Storia e l'intelligenza dei visitatori (che non sono CLIENTI o ACQUIRENTI!). Sperando in tempi migliori, ovvero in qualche maggiore attenzione degli enti pubblici e dello Stato al sostegno del nostro patrimonio, continuo a leggere, tappandomi il naso, come si cercano finanziamenti e...sponsor.
Mi aspetto già i commenti del tipo: "Ma siamo in Italia, se non ti finanzi così chiudiamo tutto!" e rispondo preventivamente con: "Io non sono d'accordo alla prostituzione culturale...sono cosciente del fatto che viviamo in un Paese che non investe su niente, ma appunto per quello fatemi sperare in tempi migliori!".

P.S. data la mia avversione fisiologica alle materie economiche si accettano suggerimenti e opinioni sull'argomento soprattutto da parte di economisti!

9 commenti:

  1. premetto che concordo che il patrimonio "comune" debba essere tutelato sempre dal "pubblico"...non sono un economista esperto, però per quello che ti posso dire al riguardo dei finanziamenti pubblici statali occorre rapportare la percentuale del P.I.L( prodotto interno lordo) che viene destinata dallo stato al patrimonio culturale, con il reale "fabbisogno", e a mio avviso lo stato destina in proporzione molto poco(vedi anche i tagli alla cultura)...idem per altri enti pubblici: comuni, province e regioni a cui è riconosciuta anche una "autonomia di entrata e di spesa" ovvero la possibilità di imporre tributi,entro certi limiti, e di poter spendere quei soldi sulla base delle loro esigenze, anche qui, quanto i comuni, le province e le regioni destinano al patrimonio culturale?
    sopratutto in una reltà come la nostra in sardegna, dove da un lato abbiamo un patrimonio immenso, e dall'altro solo una piccola percentuale viene valorizzata...ovvio che sia una competenza "pubblica" la tutela, la valorizzazione e la conservazione dei beni culturali...marco

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  2. Il problema è che lo Stato non investe e dunque subentrano, nella gestione, valorizzazione, promozione, attori privati. E si sa che il rischio di compromessi è molto alto. Per quanto riguarda la sardegna c'è da fare una riflessione particolare. Ciò a cui si sta puntando è frutto di spettacolarizzazione, puro folklore che ha come fine il profitto e il vendersi al turista. Si investe su alberghi, strutture turistiche che è necessario avere ma dovremmo iniziare a puntare a un turismo culturale che non sia solo sagre e carnevali estivi. Al turista possono anche piacere le maschere, le Sartiglie a ferragosto...ma quanto sono sentite queste manifestazioni dagli autoctoni? E anche il turista, prima o poi, si accorge che non sta cercando lo spettacolo...

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  3. infatti la regione finanzia vari eventi, dalle sagre al carnevale ecc, tutto in chiave "prodotto turistico", personalmente non condivido la festa di sant'efisio a cagliari detta "sagra", o la festa del redentore a nuoro detta "sagra del redentore", la vedo come una falsificazione del nome per vendere al turista un prodotto..ma allo stesso tempo si continua a costruire solo sulle coste, dimenticando che la sardegna vera non è fatta di villaggi turistici artificiali, ma di piccoli paesi ciascuno con le sue usanze e tradizioni spontanee, più genuine...

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  4. Il punto fondamentale è questo: le persone cambiano, e con esse cambiano la società, la cultura, le tradizioni, i modi di vita. Se non fosse così morirebbe ogni cosa. Quindi cambia anche il nostro modo di vedere e vivere una tradizione. Ma fino a che punto essa può continuare a vivere se viene vista, dagli stessi che la fanno andare avanti, come mero prodotto turistico e commerciale?

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  5. Non ti piacciono gli sponsor... e vabbè.. è legittimo ma anche discutibile per alcuni motivi… sostieni l’indipendenza dalla Cultura dalle logiche di mercato, ma le logiche di mercato SONO cultura (e molti antropologi le hanno infatti studiate..). Ma se per Cultura (con la C maiuscola) intendi quadri, statue, insomma opere d’arte, allora ti dico che la realizzazione di queste opere obbedisce a leggi di mercato come qualunque altro bene che viene venduto..
    Pensa al mecenatismo.. diresti che Leonardo da Vinci era un “prostituto culturale” perché si è spostato di corte in corte per cercare sicurezza economica? O le botteghe di artisti in cui si sono formati tutti i più grandi artisti della storia dell’arte non sono forse esercizi commerciali oltre che luoghi di cultura? Gli Sforza ebbero un enorme ritorno di immagine nell’ospitare Leonardo, i Medici sono passati alla storia più per il mecenatismo di Lorenzo il Magnifico che per altro…
    L’artista come figura indipendente è una costruzione dei tempi nostri, ed è vera solo in parte… può un artista vivere senza committenti o acquirenti?
    E siamo sicuri che lo Stato (e le sue costole come la Regione Sardegna) sia il migliore garante di un’opera d’arte? O, come dice Marco, non è proprio la Regione che spinge sulla rifunzionalizzazione turistica delle tradizioni?
    Sulla questione di fondo siamo d’accordo: la totale miopia di questi ultimi governi, impegnati in tagli su tagli senza mai neanche provare a dare linfa e prospettive al settore culturale. Il caso di Pompei è emblematico.. Sprechi enormi e bilanci all’osso sono le due facce della stessa triste medaglia.
    A chi gioverebbe impedire a Della Valle di finanziare il restauro del Colosseo? Al Colosseo sicuramente no, visto che il tentativo di realizzarlo con fondi pubblici è andato a vuoto. Senza contare che Della Valle ha già un ritorno di immagine per il solo fatto di essersi proposto come salvator del Colosseo. L’importante è che non diventi una gara al cartellone e che i casi vengano valutati volta per volta, con le dovute garanzie di non invasività.

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  6. Sapevo mi avresti risposto così. Il rischio dell'invasività è molto alto. Ovvio che per salvare un'opera d'arte, un monumento, un qualsiasi pezzo di storia ci sia bisogno di finanziamenti. Io non vado contro l'investimento privato a priori, ma sono contro certe logiche che permettono allo sponsor di coprire quell'opera. Pensa a un poster di una nota marca di abbigliamento intimo che copre l'intera facciata del Duomo di Milano...è proprio necessario o si può scendere a un compromesso?

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  7. Mi sembra che per il Colosseo questo compromesso sia già stato raggiunto... Della Valle ha detto che non coprirà il Colosseo con dei manifesti..

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  8. Comunque, la risposta alla mia domanda è sì. Aggiungerei personalmente un "purtroppo". I compromessi validi ci sono stati e spero ce ne saranno ancora, se questi servono a salvaguardare il patrimonio culturale. L'importante è, come dici tu, che non si arrivi alla gara al cartellone e alla privatizzazione, come sta succedendo per numerose ville o castelli sparsi nel "Belpaese". A meno che quei privati non abbiano intenzione di far fruire quel castello o quella villa. L'argomento è abbastanza complesso e ha bisogno di essere studiato seriamente.

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  9. Buondì! : ) eh infattoi, il problema è in generale che questo governo non finanzia niente che attenga in qualche modo al settore culturale perchè pensa che questo non abbia ricadute economiche immediate..Quindi taglia i fondi a teatri, sovrintendenze (ci son tantissimi reperti non classificati, siti archeologici, ville romane, di cui si sa a volte anche l'esistenza e l'ubicazione che non vengono portati alla luce...)ecc...Chiaramente è una politica totalmente assurda.Il settore culturale poi ha dei costi fissi altissimi quindi il margine di guadagno non è generalmente molto alto, lo stato avrebbe il preciso dovere di finanziare la cultura però dato il momento in cui ci troviamo secondo me può andare relativamente bene che i privati, le banche, le fondazioni finanzino la cultura. Ci sono un sacco di mostre promosse da enti privati,o enti privati a cui varie associazioni si rivolgono per ricevere finanziamenti ( e poi a volte si aggingono ance finanziamenti statali) per cui se non mettono eccessivamente lingua i finanziamenti privati vanno bene, certo però ci sono cose che deve per forza fare lo stato.E' vero che i mecenati c'erano anche anticamente ma per orea pochi ce n'è da intendersi con quell'accezione positiva ( e poi l'idea di un mecenate del '500 è più romantica di quella di uno contemporaneo... : P e un artista sete legato a logiche di mercato non serve a un piffero...
    Alessia

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