“Il pellegrinaggio è sempre stato un momento significativo nella vita dei credenti, rivestendo nelle varie epoche espressioni culturali diverse.. Esso evoca il cammino personale del credente sulla orme del Redentore...” Con queste parole Giovanni Paolo II, nella Bolla Incarnationis Mysterium collocava il pellegrinaggio al primo posto fra i “segni” che attestano la fede ed aiutano la devozione del popolo cristiano.
Il termine latino peregrinatio, derivato da “per ager” (attraverso il campo) [1] , mentre il verbo “hagg” significa andare verso. Dall’analisi del termine è possibile evincere che la semantica ci orienta verso la definizione di pellegrino come di “un viaggiatore che ha lasciato la propria dimora per prendere la strada che lo porterà ad un altro luogo”.
L’esame del fenomeno universale costituito da questo importante fenomeno mostra che il luogo a cui tende è l’incontro del mistero.
La materia dell’atto di pellegrinaggio è lo spazio nel quale si svolge l’avvenimento. Si pensi ad esempio alla carta dei cammini di Santiago [2]. Su ognuno di questi cammini i pellegrini vivono una sorta di vera e propria avventura biblica, liturgica e culturale che li porta da un ospizio a un monastero, da un rifugio ad un santuario o ad una cattedrale incontrata lungo la via.
Uno degli aspetti principali del pellegrinaggio è che ogni pellegrino fa esperienza dell’accoglienza, della celebrazione eucaristica, della preghiera e dell’incontro con altri pellegrini.
In un simile contesto, l’itinerario è già sacralizzato. Ogni pellegrino scopre una geografia sacra, uno spazio sacrale in cui vive un popolo santo. Ed è proprio la presa di coscenza di questa sacralità che ha dato ai pellegrini l’energia per vivere lo sforzo prolungato della lunga distanza, che deve essere affrontato soprattutto nei pellegrinaggi a lunga distanza quali Gerusalemme, Roma, Compostela.
Nello spazio sacro il pellegrino ha coscienza di trovare un centro d’incontro con il mistero, con il divino, capace di aiutarlo nella sua vita quotidiana, nel suo comportamento, nelle sue relazioni, nel suo passato carico di errori, nella visione del suo avvenire, nella salute del suo corpo e della sua anima.
Vi sono una serie di caratteristiche che determinano il carattere sacrale dello spazio si pellegrinaggio che si delimita rispetto all’ambiente circostante per il fatto di essere il luogo di incontro con il divino, con il mistero.
Lo spazio sacrale cristiano è riconoscibile per una serie di segni distintivi che non ingannano:
- il cimitero attorno alla chiesa [3];
- le cappelle devozionali accanto al santuario principale del luogo di pellegrinaggio;
- la pratica di processioni lungo circuiti ed itinerari determinati scritti nella memoria collettiva:
- presenza di croci all’aria aperta, di croci nude e di Viae Crucis.
Lo studio del santuario principale è di fondamentale importanza per comprendere il senso del pellegrinaggio e scoprire alcuni aspetti antropologici caratterizzanti.
Questo perché la presenza di santi terapeuti, protettori o ausiliatori, fa scoprire le angosce e i bisogni delle popolazioni e dei pellegrini. Gli stessi ex-voto sono testimonianze tangibili di malattie ed epidemie.
Lo spazio sacrale del pellegrinaggio si è articolato intorno ai bisogni dei pellegrini.
Alphons Dupront [4], a proposito della natura dei luoghi sacri ai quali si congiungono i pellegrini, li classifica in quattro categorie:
- luoghi che consacrano un fenomeno della natura fisica;
- luoghi che si riferiscono a una storia;
- luoghi sacri a carattere escatologico [5];
- luoghi della sovranità o delle fonti.
Alla prima categoria appartengono le montagne sacre con i loro santuari.
Alla seconda categoria appartengono gli avvenimenti più importanti delle religioni dei popoli.
I luoghi di concepimento escatologico si trovano soprattutto in Egitto (Abydos), a Gerusalemme, in
India e nell’Islam.
Il pellegrinaggio non è un’invenzione della modernità. E’ interessante anzitutto porsi delle domande su come nasca e quali siano i fondamenti posti dalla Chiesa per poter identificare un pellegrinaggio come tale. A tal proposito si possono citare quelli presenti sul sito ufficiale della Chiesa Cattolica, secondo cui:
“Il viaggio inizia dalla dimora domestica e finisce alla dimora divina, compiendo un esodo spaziale e temporale che va dal profano al sacro, dal finito all’infinito, dal contingente all’eterno, da un luogo di partenza a un luogo di arrivo, in un lasso di tempo determinato. Per questo caratteristico percorso di senso, il “viaggio” si chiama “santo”. Santo per le fatiche penitenziali assorbite, per la sobrietà, e frugalità dell’alimentazione, Santo per i compagni di viaggio, per le preghiere incessanti per i digiuni e le astinenze. [6]
Sant’ Agostino scriveva: “i cristiani sulla terra vagabondano come in pellegrinaggio nel tempo cercando il regno dell’eternità”. Secondo l’interpretazione di Sant’Agostino, essere pellegrini nel tempo significa che questa è la nostra condizione nella normalità, nella vita quotidiana.
Vivere da pellegrini significa dare una direzione al vagabondare senza meta dell’uomo. Il pellegrino non cammina ma “può camminare verso..”. Pertanto il pellegrinaggio verso Dio o la Madonna è un esercizio o una tappa della costruzione del sè.
Sia che l’uomo compia un pellegrinaggio di penitenza, ringraziamento o implorazione, in quel tempo tutto si ferma, la famiglia, il lavoro, le relazioni sociali, per fare spazio ad un altro tempo dove altre sono le logiche che scandiscono le ore del giorno e della notte.
Quando si compie un pellegrinaggio con altri, si cammina insieme, ci si sostiene si condividono fatiche e disagi, si creano solidarietà, e soprattutto si va insieme verso una stessa meta..
Da un punto di vista antropologico e sociologico l’atto del peregrinare favorisce la comunicazione fra popoli e culture diverse, crea, appunto, una rete di solidarietà che va oltre l’esperienza dello stesso comunicare insieme. La stessa religiosità del pellegrinaggio interessa in maniera trasversale tutti i diversi gruppi sociali, anzi talvolta diviene punto di comunicazione fondamentale fra classi diverse [7].
La tradizione delle peregrinatio medievale si sviluppa fra la seconda metà del 500 e il 600, età della Controriforma [8].
In epoca Barocca diminuisce il numero dei pellegrinaggi isolati mentre aumenta quello di quegli organizzati per lo più dalle confraternite. Il viaggio religioso viene fatto con spirito trionfante piuttosto che con spirito penitenziale.
Durante l’Illuminismo i pellegrini e le pratiche religiose tradizionali sono poco apprezzate, talvolta addirittura derise e represse.
In epoca contemporanea, nei secoli XIX e XX, continuano le devozioni popolari e i pellegrinaggi. Quello che viene a modificarsi sono soprattutto le mete: il pellegrino di età contemporanea preferisce ai tradizionali santuari [9], luoghi in cui vi sono state apparizioni mariane. Prendono così nuovo avvio pellegrinaggi verso mete quali Lourdes, Mejugorje , Fatima e altri ancora.
La Chiesa Cattolica nei Fondamenti del Pellegrinaggio, cita anche la cosiddetta moderna forma di pellegrinaggio, che secondo l’interpretazione della stessa Chiesa si propone come “via e strumento di umanesimo”, ricco di memoria e di tradizione, promotore inconscio di “umanesimo mistico”.
Come già detto, il pellegrinaggio non perde attualità nemmeno in epoca moderna, quando, accanto alle motivazioni religiose si aggiungono anche stimoli culturali, inquietudini esistenziali, scelte di vita che fanno in molti casi dell’uomo contemporaneo un viator , un pellegrino per eccellenza.[10]
Maria Lucia Mette
[1] Evoca la strada o il cammino del pellegrino.
[2] Dall’XI secolo quattro cammini a Santiago attraversavano la Francia raccogliendo i pellegrini giunti sia dalla Francia che da tutta Europa , Inghilterra, Scandinavia, Germania, Svizzera e Italia.
[3] Testimonianza della credenza nella risurrezione dei morti e nella fede dei vivi, che trattano i loro affari in vicinanza dei defunti.
[4] A.Dupront, Du Sacrè. Croisades et Pèlegrinages. Images e Languages, Parigi,1987, pp.378-389.
[5] L’ Escatologia è la riflessione che si interroga sul destino ultimo dell’essere umano e dell’universo.
[6] Tratto dal sito ufficiale della Chiesa Cattolica, articolo sui Fondamenti del Pellegrinaggio.
[7] In realtà seppur fenomeno di massa, anche nel pellegrinaggio era spesso netta la distinzione fra ricchi e poveri, così come documentato dai rilievi della facciata del Duomo di S. Donnino a Fidenza.
[8] In questo periodo si sviluppa un forte recupero del pellegrinaggio e della religiosità popolare, legati alle apparizioni della Madonna, al culto mariano.
[9] Concentrati sulla venerazione della tomba di un santo o di una reliquia.
[10] Tratto dal sussidio per le famiglie della Diocesi di Tempio-Ampurias “VENITE ALLA FESTA”, pag.25.
Bibliografia
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P. APOLITO, Internet e la Madonna. Sul visionarismo religioso in Rete, Feltrinelli, Milano, 2002;
C. C. CANTA, Sfondare la notte. Religiosità, modernità e cultura nel pellegrinaggio notturno alla Madonna del Divino Amore, ed. Franco Angeli, Milano, 2004
I. CANTU’, Pellegrinaggio in Italia del Marchese di Beauffort, Milano, 1857
J. CHELINI – BRANTHOMME, Le vie di Dio. I pellegrinaggi nel mondo moderno. Dalla fine del medioevo ai giorni nostri, ed. Jaca Book, Parigi, 1982
G. CHERUBINI, Pellegrini, Pellegrinaggi, Giubileo nel medioevo, ed. Liguori, Napoli, 2005
G. P. DORE, Sulle “orme” dei pellegrini, ed Zonza, Cagliari, 2001
A.DUPRONT, Du Sacrè. Croisades et Pèlegrinages. Images e Languages, Parigi,1987
A.F. FALCONETTI, Isola di Sardegna, Venezia, 1847
F. FERRAROTTI, Partire, tornare. Viaggiatori e pellegrini alla fine del millennio, Donzelli, Roma 1999;
E. LORIA, Salute e magia attraverso i secoli,ed. Piccin Librerie, Padova, 2004;
M.I. MACIOTTI, Pellegrinaggi e giubilei. I luoghi del culto, Laterza. Roma-Bari, 2000;
M. MAXIA, La diocesi di Ampurias, ed. Chiarella, Sassari, 2007
M. MILANESE (a cura di), Lo scavo del cimitero di San Michele ad Alghero (fine XIII – inizi XVIIsecolo), Felici Editore, Ghezzano (PI), 2010
V. e E. TURNER, Il pellegrinaggio, Argo, Lecce 1997.
Maria Lucia Mette
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