sabato 23 luglio 2011

Non nel mio nome

Da subito se ne sono cercate le cause nelle frange più estremiste di Al Qaeda, ma stavolta l'Occidente civile, lontano da ogni sospetto, è lo stesso che ha fatto crescere dentro di sé un mostro integralista, ricco di xenofobia e di strane concezioni sull'identità religiosa. È lo stesso mostro che sentiamo ogni giorno in televisione, tra le più alte cariche dello Stato, che sputa sentenze cariche di odio contro ogni forma culturale che sia minimamente diversa dalla propria. È lo stesso mostro che bandisce i negozi "etnici", che grida all'attentato alle radici cristiane, che propaganda leggi anti kebab. Ora, sperando si tratti di un unico caso, c'è solo da riflettere sulle responsabilità che abbiamo tutti su uno stato di terrore psicologico, fatto di messaggi razzisti, spesso velati, ma altre volte molto espliciti e, nonostante questo, tollerati. Credo sia ora di dire basta alla minimizzazione del razzismo lampante che permea la mente di ogni singola persona; alle accuse cariche di pregiudizi verso ogni persona che si distingua dalla massa; che sia ora di farci un bell'esame di coscienza. Esame di coscienza che comprenda soprattutto un'analisi di quelle che sono le singole componenti di un'identità europea, sempre che se ne possa parlare come se fosse un'entità fissa, unica e immutabile. Componenti che hanno vari sapori, influssi culturali che provengono da ogni parte del mondo.

Oslo è la dimostrazione che l'odio che si manifesta verso gli "altri" si può contorcere verso se stessi. Alla memoria delle vittime di questa violenza, e di tutte le persone che ogni giorno, in tutto il mondo, devono stare attente affinché qualche pazzo accecato da qualche strana ideologia non le faccia saltare in aria o le riempia di pallottole.

1 commento:

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    silvia [at] paperblog.com
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